Ricordate la vecchia lavagna delle elementari di un bel po’, ormai, di anni fa? Parlo di quella con i gessetti ‘farinosi’ divisa in due parti, su cui scrivere i nomi degli scolari buoni e dei loro compagnelli cattivi, da una riga bianca centrale tirata da un alunno, magari il capoclasse, o più spesso dall’insegnante. Una netta, e simbolica, linea di demarcazione, insomma, simile alla segnatura immaginaria che percorre logitudinalmente la Calabria fra i lati tirrenico e ionico. Il primo collegato in maniera ampia e soddisfacente con autostrada, ferrovia e aeroporto di Lamezia. Il secondo invece rimasto all’epoca delle diligenze con la Statale 106 meglio conosciuta, in modo sinistro ma purtroppo meritato alla luce dell’inaccettabile numero di vittime mietute, come la ‘Strada della Morte’ e treni alimentati a combustibile fossile viaggianti lungo una rete di binari risalente in gran parte addirittura all’immediato Dopoguerra. Finita qui, che pure non è certo poco? Neanche per idea. C’è persino di più, considerato come il divario, già di per sé abbastanza marcato sulla base di quanto peraltro premesso, fra la molto più ‘servita’ parte Ovest e la zona Est al contrario abbandonata al suo destino, una sorte assai grama, sia addirittura destinato ad aumentare. E di parecchio, per giunta. Fermo restando che è mia ferma intenzione bandire ogni forma di campanilismo, responsabile delle insopportabili forme di nanismo economico e culturale da cui è afflitta la realtà calabrese tenuta radente al suolo da una pesante zavorra. Al di là di tutto, va detto che ai lauti finanziamenti del Recovery Fund è infatti stato programmato il superfluo raddoppio della galleria Cosenza-Paola, denominata Santomarco, per un costo di svariate centinaia di milioni di euro, ancora una volta sul Tirreno, che arricchirà ulteriormente, come si vocifera da queste parti, qualche illustre politico cosentino presente, sotto mentite spoglie, in una società a cui sarà affidato lo stesso ‘mega-progetto’ mentre non si segnalano progetti per la sempre più isolata e dimenticata fascia ionica. A cui manca un collegamento veloce in grado di connettere le estese aree del comprensorio reggino, della locride, del soveratese, del catanzarese, del crotonese, con le ultime tre notoriamente connesse alle città di Catanzaro e Crotone, fino ad arrivare al grosso centro urbano di Corigliano-Rossano, alla Puglia e alla Lucania. Senza contare lo stato di abbandono in cui versa l’aeroporto della città di Pitagora, da tempo depotenziato in modo quasi totale, tra l’altro unitamente a quello di Reggio. Scenario intollerabile, che non deve però alimentare ‘guerre fra poveri’ bensì, lo ribadisco, viceversa far lavorare tutte insieme le persone perbene alla ricerca del rafforzamento della nostra amata regione nel suo complesso. Perché la Calabria, e sembra persino banale ma ahimè nient’affatto scontato dirlo, ha bisogno di progredire in modo uniforme. Non certo a due velocità. Bisogna in altri termini pensare al migliore futuro del sistema Calabria nel suo complesso. Basti ad esempio riflettere sul fatto che, a ognuno di noi, spostarsi da qui a Roma costi più del doppio di quanto non sia necessario spendere per un veneto o un milanese analogamente diretti da casa loro alla capitale. È il motivo per cui in cima alle priorità del movimento arancione, accanto a Lavoro e Sanità, troverà posto il delicato e strategico tema della Mobilità. Senza la cui migliore efficienza possibile non ci può essere crescita e sviluppo di un qualunque territorio.