“La vertenza dei sanitari del Suem 118 dell’Asp di Cosenza ha ormai assunto dimensioni preoccupanti. Parlo infatti di una vicenda che inizia alcuni anni fa, quando il personale medico convenzionato, che rappresenta il 90% dei clinici del 118, ha lentamente cominciato a lasciare l’incarico preferendo altre collocazioni in ragione della mancanza delle stesse tutele contrattuali e legali garantite ai colleghi dipendenti. Che rappresentano il 10% circa del resto del personale. Malgrado si svolgano identiche mansioni, se si lavora al 118 non si gode del diritto alla cosiddetta Cassa malattia, se non attraverso l’assicurazione; alle ferie retribuite; alla tredicesima; al Tfr e alla maternità. Questo sebbene si tratti di un servizio fondamentale per la salute pubblica come quello dell’Emergenza-Urgenza, garantito da medici chiamati a intervenire in qualunque situazione: dagli incidenti stradali alle liti domestiche e dall’arresto cardiaco all’ictus cerebrale, da un anno per giunta con l’incombente rischio di contrarre la temutissima infezione da Sars-Cov-2. Un pericolo concreto, considerato come alcuni di loro siano effettivamente stati contagiati nell’esercizio delle funzioni con tutte le conseguenze del caso”. Ha esordito così il leader di Tesoro Calabria, Carlo Tansi, in un comunicato stampa in cui ha aggiunto: “Bisognerebbe raccontare le vicende di tanti sanitari del 118 rimasti a casa a curarsi, dopo aver effettuato i turni ed essersi ammalati di Covid, senza che chi di competenza, a oggi, gli abbia riconosciuto anche solo l’indennità da Coronavirus come invece fatto per altri professionisti. Ma per questi medici non è una mera questione pecuniaria, semmai di diritti negati. E a riguardo basta raccoglierne gli sfoghi. Lamentele legittime di chi mette in gioco la vita nel quotidiano, pur restando precario per anni non avendo ottenuto la contrattualizzazione quale dipendente. Persone quindi sempre in bilico fra l’avere un’occupazione stabile e restare invece con un pugno di mosche in mano. I dati relativi alle 18 postazioni del 118 dell’Asp di Cosenza ci restituiscono peraltro una situazione di una settantina circa di operatori sanitari al momento in servizio a fronte dei 108 previsti che sarebbero tali a fronte di una distribuzione di 6 medici per postazione ossia quanti ne dovrebbero essere impiegati nell’Emergenza-Urgenza nei turni diurni e notturni. Ma c’è di più: dei 73 incaricati in totale, solo alcuni sono titolari con sede fissa mentre gli altri sono sottoposti a rinnovo semestrale”. Lo stesso Tansi in conclusione della sua nota ha definito quanto descritto un intollerabile stato di cose, chiosando: “Non capisco il motivo per cui questi medici, evidentemente figli di un Dio minore, vengano pagati a ore. L’Asp, oltretutto, sottoscrive in loro favore un’assicurazione attraverso cui si possono sì pagare eventuali risarcimenti, ma solo in caso di riscontrate e circostanziate valutazioni. Resta poi inaccettabile quanto sta accadendo da circa 18 mesi nelle Asp di Catanzaro e Crotone dove ai medici del 118 hanno decurtato lo stipendio togliendogli l’indennità. Si tratta di circa 800-900 euro al mese spettanti con addirittura la richiesta della restituzione delle somme già percepite. Di questo passo, da qui a poco, il 118 rischia di essere smantellato per carenza di personale. Fatto che determinerebbe il venir meno di un essenziale e peculiare settore della Sanità, destinato a subire un colpo ferale, se non si adotteranno a breve provvedimenti risolutivi. Eppure, allo stato, è l’unico baluardo nella Medicina del territorio, che garantisce l’Emergenza-Urgenza tra i cittadini e l’ospedale. Ed è la ragione per cui chiedo a tutte le Istituzioni locali preposte di non sottovalutare la situazione venutasi a creare e di affrontare quindi tale gravissimo problema il più presto possibile”.