Innanzitutto la lotta incessante, determinata e concreta contro la ‘ndrangheta.
La ‘ndrangheta è la principale organizzazione criminale al mondo, che vanta un fatturato intorno ai 55 miliardi di euro annui, paragonabile alle più importanti multinazionali del Pianeta e superiore alle più importanti multinazionali italiane (Eni nel 2019 ha fatturato 53 miliardi). È presente in tutti e 5 i continenti ed è particolarmente attiva dal Canada all’Australia e nei paesi europei tradizionalmente meta dell’emigrazione calabrese: è ramificata in 30 nazioni con 400 cosche e 60 000 affiliati (Demoskopika 2014); solo in Calabria conta 166 cosche con almeno 4 000 affiliati (Corte d’appello di Catanzaro, 2019). Ha avuto origine da organizzazioni criminali attive nel reggino, dove risulta particolarmente radicata, e col tempo ha esteso i suoi tentacoli alle province di Crotone, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia. La sua attività prevalente è il narcotraffico (24,2 miliardi di fatturato) e a seguire: condizionamento del voto elettorale, smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi (19,6 miliardi), estorsione e usura (2,9 miliardi), partecipazione in appalti (2,4 miliardi), gioco d’azzardo illegale (1,3 miliardi), traffico di armi, prostituzione, contraffazione di beni e traffico di esseri umani (1 miliardo).
Grazie al suo smisurato potere finanziario e alla sua attività internazionale, la ‘ndrangheta in Calabria – sua area d’origine e quartier generale – svolge un profondo condizionamento sociale fondato sulla forza delle armi e sul ruolo economico ottenuto con il riciclaggio del denaro: controlla ampi settori dell’economia calabrese, spesso con una forte connivenza di aree della pubblica amministrazione nella Regione e nei Comuni, e di tutti gli schieramenti politici. La relazione della Commissione parlamentare antimafia del 20 febbraio 2008 afferma che la ‘ndrangheta “ha una struttura tentacolare priva di direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica”, e la paragona ad al-Qaida. La ‘ndrangheta calabrese rappresenta da decenni una minaccia per l’economia mondiale, al punto da indurre nel 2007 l’allora presidente USA a inserirla al primo posto nella lista nera delle organizzazioni criminali al mondo dedite al narcotraffico, per impedirle di accedere al sistema economico finanziario americano.
È necessario dichiarare guerra allo strapotere che la ‘ndrangheta esercita in un piccolo fazzoletto di terra, la Calabria, dall’economia fragilissima e con ampie sacche di povertà e di bisogno nelle quali la criminalità si insinua per reclutare manovalanza tra i giovani senza prospettiva. Al riguardo, il mio programma non può che essere fondato prioritariamente alla lotta incessante e determinata contro la ‘ndrangheta, sia in termini di azioni concrete da avviare nella pubblica amministrazione con provvedimenti e leggi regionali “ad hoc” e sia attraverso la disseminazione nella società, a partire dalle scuole, della cultura della legalità e della trasparenza, e dell’abbattimento dell’omertà e della rassegnazione.
Sono fortemente convinto che giustizia dell’azione amministrativa, trasparenza e legalità, siano valori imprescindibili per fermare le infiltrazioni mafiose e la corruzione.
Sono ancor più convinto che etica ed educazione civica sono i valori fondamentali da inculcare nei dipendenti pubblici della Calabria che operano al servizio dei cittadini, attivando un cambiamento culturale progressivo che deve giungere alle generazioni nuove, ai giovani di oggi, futuri cittadini della nostra Regione.
I giovani hanno bisogno di esempi concreti e non di principi e valori enunciati e mai attuati. Questa è una precisa responsabilità della politica e della pubblica amministrazione. Voglio utilizzare tutti gli strumenti che generano la trasparenza dell’azione amministrativa – le nuove tecnologie, la formazione, i codici di comportamento – affinché i cittadini possano seguire in prima persona le attività della Regione ed esercitare il proprio diritto-dovere di controllo sociale su queste attività. La concreta trasparenza consentirà ai cittadini un controllo diretto sugli atti amministrativi. In tal modo cambia radicalmente il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione che non sarà più in una torre d’avorio, ma una casa di vetro.
Nella lotta alla ‘ndrangheta, voglio coniugare, insieme ai Calabresi perbene, il principio di legalità nella pubblica amministrazione con la tracciabilità della spesa pubblica mediante l’istituzione di un organismo di controllo volto a decapitare i guadagni della criminalità, con il compito di seguire le spese e gli appalti della regione. Questo organismo dovrà anche vigilare sull’accesso alle carriere pubbliche e su eventuali conflitti di interesse, inconferibilità e incompatibilità nelle carriere dirigenziali.
La lotta al potere economico della ‘ndrangheta costituisce per me un obiettivo ancor più importante del contrasto diretto alla criminalità.
Inoltre dovrà essere data la massima diffusione ed applicazione della legge regionale anti ‘ndrangheta n. 9/2018, alla quale dev’essere data però una adeguata copertura finanziaria – finora inesistente – per essere applicata come si conviene.
La lotta alla criminalità organizzata sarà efficace anche grazie al potenziamento della prevenzione mediante un deciso incremento su tutto il territorio regionale degli organici delle Forze dell’Ordine e delle Polizie Locali; per queste ultime è necessario l’obbligatorietà della partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento in modo da poter fornire un valido supporto ai Corpi statali e a realizzare una piena repressione degli illeciti penali ed amministrativi.
Porrò particolare attenzione alla formazione delle coscienze dei cittadini, soprattutto dei più giovani. Questo obiettivo sarà raggiunto con programmi scolastici appositamente calibrati, anche con il sostegno di associazioni, e con ogni iniziativa utile a infondere nei giovani calabresi la cultura della piena legalità. Diceva Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come in un incubo”.