Il Diritto alla mobilità

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Liberi di muoversi in sicurezza.

treno-calabria

Il diritto alla mobilità è assicurato poco e male ai Calabresi. In un territorio caratterizzato da elevati rischi naturali, con una orografia molto articolata, e da una posizione geografica marginale rispetto all’Europa continentale, vogliamo assumere come prioritario il diritto alla mobilità per tutti i cittadini – sia che risiedano nelle aree urbane e sia nelle contrade più periferiche – su standard qualitativi e quantitativi dignitosamente paragonabili a quelli del resto della Nazione.

Ai Calabresi spostarsi costa di più, in termini economici e qualitativi: arrivare da una città calabrese a Roma costa il doppio che arrivarvi da Milano o dal Veneto. I tempi di percorrenza lungo la tratta ferroviaria jonica sono fino a 3 volte superiori rispetto alle tratte presenti in pianura padana: qui circolano treni con la stessa tecnologia di 80 anni fa (!).

Il sistema attuale è caotico e insufficiente, a causa di due grandi problemi: 1) la sovrapposizione tra servizi pubblici e privati regolata da una legge regionale vecchia e ormai obsoleta, ma mai modificata per continuare a tutelare determinati interessi di casta, 2) l’insufficienza dei trasporti su ferro e la mancanza di collegamenti tra gli aeroporti e il resto del territorio. A questo dobbiamo aggiungere lo sfruttamento finora minimo delle idrovie: lacuna gravissima per una penisola di ottocento chilometri di coste.

Il miglioramento dei livelli e della qualità dei servizi di trasporto, pubblico e privato,  per le persone e le merci, rappresenta un fattore importante per ridurre il differenziale tra le diverse zone del territorio e favorirne l’integrazione sociale, culturale e territoriale.

Intendiamo porre grande attenzione al problema della sicurezza stradale, collegato alla carenze strutturali di strade ad intensa percorrenza, rimaste in molte zone alle condizioni standard degli anni ’60, quindi con scarsissime condizioni di sicurezza rispetto agli attuali flussi di traffico, all’incremento del trasporto pesante ed alle attuali velocità medie di percorrenza nei tratti extraurbani. Di particolare drammaticità è la situazione della SS106, famigerata e tristemente nota “strada della morte” che nonostante sia di proprietà dello Stato e gestita dall’ANAS, non può esimere la  Regione dall’interloquire con il Governo per concordare – e se il caso “imporre” – un piano di investimenti che ne risolva le criticità. Attualmente sulla SS106 circola un numero di automezzi nettamente superiore alle sue potenzialità e che spesso supera quello della autostrada A2, con i drammatici riflessi che tutti conosciamo.

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