La prima tappa per il futuro
Il lavoro in Calabria è la priorità delle priorità. Garantire questo diritto fondamentale significa aggredire le cause dell’arretratezza e del sottosviluppo della regione. Per questo il lavoro occuperà nel presente documento uno spazio predominante.
Nonostante i proclami fatti da tutte le forze politiche negli ultimi decenni, il lavoro resta in Calabria un diritto negato.
Come indicato da Eurostat, i dati della disoccupazione sono allarmanti. La Calabria occupa l’ultima posizione in Italia e risulta tra le cinque peggiori regioni d’Europa: negli ultimi tre anni in Calabria solo il 40,8% ha un lavoro, a fronte di una percentuale del 58% in Italia e del 67,6% in Europa. Drammatico è il dato relativo ai giovani tra i 18 ed i 24 anni, con un tasso d’occupazione al 36%, una vera piaga. Ancor più drammatico è il dato sull’occupazione femminile: solo il 30,2% delle donne calabresi tra i 15 ed i 64 anni risulta occupata.
In Calabria, l’elevata disoccupazione dovuta alla stagnazione economica ha incrementato il fenomeno dell’emigrazione di cervelli: i giovani laureati e diplomati abbandonano i luoghi dove si sono formati con enormi sforzi economici per le loro famiglie, per rispondere all’offerta di lavoro – dignitoso ed adeguato alle competenze acquisite in Calabria – nel resto d’Italia e d’Europa. Nel secolo scorso la Calabria ha esportato braccia da lavoro, oggi esporta cervelli eccelsi che primeggiano in ogni angolo del Pianeta.
Per ridurre drasticamente la disoccupazione e fermare così l’emorragia delle centinaia di migliaia di giovani che stanno lasciando la Calabria, occorre finalmente fare incrociare le immense ricchezze della regione con il suo straordinario capitale umano. La mia scommessa è quella di puntare sui giovani calabresi come base essenziale per costruire la Calabria del futuro. Dobbiamo mettere in campo un piano pluriennale per il lavoro finanziato con i fondi europei e nazionali e capace di generare sviluppo e occupazione puntando su Tesoro Calabria, quello scrigno mai aperto di potenzialità che se solo fossero difesi e valorizzati renderebbero ricca la Calabria e produrrebbero tanti posti di lavoro: il cibo, l’agricoltura, il paesaggio, l’arte, le risorse naturali, il patrimonio archeologico, i beni culturali, i centri storici, il turismo, la manutenzione del territorio, gli investimenti nelle infrastrutture che servono e il porto di Gioia Tauro. A condizioni però che si sviluppino in un contesto di salvaguardia degli ecosistemi naturali che costituiscono la principale risorsa della penisola calabra.
L’agricoltura, la pastorizia e il cibo – La straordinaria storia geologica della Calabria ha conferito ai nostri territori un tesoro di geodiversità e di biodiversità, che si traducono in una molteplicità – unica al mondo – di microclimi, di terreni e di acque. Queste condizioni sono ideali per lo sviluppo di colture tipiche e produzioni d’eccellenza, altrettanto variegate, che – a fronte di una distribuzione mondiale sempre più globalizzata e massificata – occupano nei mercati internazionali spazi sempre più di nicchia, diffusi ed apprezzati. Dobbiamo indirizzare massicci interventi di incentivazione ai prodotti di un territorio che ha una vocazione naturale alla produzione di vini pregiati, di oli di elevata qualità e varietà che vengono prodotti a basso costo in Calabria ma che vengono marchiati altrove con etichette di nicchia dove decuplicano il loro valore… e di altri prodotti di nicchia come il riso, i fichi, il bergamotto, il cedro, la cipolla rossa, gli agrumi e dei loro derivati come le conserve e i prodotti sott’olio. Ma anche degli eccellenti prodotti della nostra pastorizia e dei nostri allevamenti come i formaggi e latticini, le carni e i salumi. Incentivando le attività agro-pastorali oltre a rilanciare la nostra economia, si sottraggono porzioni di territorio all’abbandono, allo spopolamento al degrado e quindi al dissesto idrogeologico. Alla nostra cucina, così diversa da palmo a palmo della nostra regione alla pari del suo tesoro di biodiversità, che ha raggiunto punte d’eccellenza mondiali, come testimoniato dal New York Time, che di recente ha annoverato un noto ristorante del catanzarese tra i migliori 50 del mondo. Particolare riguardo dovrà essere rivolto anche alla pesca e ai prodotti derivati, che è una parte importante dell’economica delle aree costiere, salvaguardando adeguatamente le attività ittiche, troppo spesso mortificate da illogiche imposizioni europee.
Il turismo, balneare, montano, termale, storico-architettonico e archeologico. Dobbiamo affidare un settore vitale per la Calabria come il turismo. alle iniziative di giovani imprenditori opportunamente istruiti e competenti, che devono essere resi consapevoli di dover fornire servizi di accoglienza e confort di soggiorno competitivi per qualità e costo. In Calabria non servono altre megastrutture alberghiere (ce ne sono già troppe) ma esercizi diffusi nei borghi e nei centri storici, in grado anche di recuperare situazioni di degrado urbano e ripopolare zone marginali. A questi imprenditori dovranno essere affiancate le tante energie, soprattutto giovani, altamente specializzate che vengono formate dalle nostre università e dai nostri istituti scolastici.
Certo, dobbiamo agire in profondità a livello ambientale per difendere a spada tratta la cristallinità del nostro mare con i suoi 800 km di costa e il nostro territorio, che sono la fonte della ricchezza e della bellezza della nostra Calabria.
L’industria. Questo argomento merita una riflessione a sé. Dopo decennali fallimenti dovuti all’innesto artificiale di forme produttive innaturali (si pensi al polo siderurgico) e quindi antieconomiche, si sono sviluppati insediamenti industriali legati all’alta tecnologia e alla valorizzazione delle risorse umane, che resistono nonostante le difficoltà dovute alla scarsa dotazione di infrastrutture, materiali ed immateriali, che il governo regionale non è stato in grado di adeguare.
A titolo di esempio, nel settore metalmeccanico: a Reggio Calabria ha sede la fabbrica dell’Hitachi Rail Italy, all’avanguardia nella costruzione di treni regionali e metropolitane esportate in diversi Paesi, dove lavorano 500 addetti diretti e non mancano anche attività indotte; a Vibo Valentia è in esercizio uno stabilimento della multinazionale Usa General Electric e della sua divisione Oil&Gas Nuovo Pignone che produce pezzi per l’industria energetica; a Orsomarso (CS) è in attività la FB Engineeering che opera nel comparto della costruzione di turbocompressori di rotazione con il marchio FB Parts. Nel settore dell’industria informatica, a Rende è collocato un polo importante della NTT DATA multinazionale giapponese che opera nel campo dell’innovazione tecnologica, top player nella consulenza e servizi IT con più di 100.000 professionisti in oltre 50 paesi. Nel settore manifatturiero, a San Marco Argentano (CS) opera la Ca.dis specializzata nella produzione di contenitori e rotoli di alluminio e proprietaria del marchi Alupack. Nel settore agroalimentare sono attive numerose aziende di rilievo nazionale, tra cui, per brevità, ricordiamo la Tonno Callipo (350 addetti) e la Liquirizia Amarelli.
Il nuovo governo regionale, anziché programmare e finanziare nuovi sterili insediamenti produttivi, dovrà assecondare le esigenze degli esempi virtuosi delle attività esistenti, potenziando la rete infrastrutturale e favorendo la crescita dell’indotto con l’utilizzo delle tecnologie d’avanguardia ed innovative che si sviluppano negli Atenei nostrani e dei giovani tecnici e laureati calabresi.
Il patrimonio culturale. Dobbiamo potenziare decisamente le attività culturali che – se opportunamente organizzate – possono rappresentare un settore lavorativo fondamentale per molti giovani studiosi della storia più antica (italica, greca e romana), in grado di valorizzare le risorse archeologiche, urbanistiche e architettoniche di cui abbonda il nostro territorio nei simboli di un nuovo immaginario, che potrà diventare il simbolo della rinascita ed il riscatto che passa attraverso il lavoro concepito come volano di dignità.
Rivolgeremo grande attenzione alla tutela delle minoranze linguistiche e della loro ricchissima e variegata cultura.