Per non morire di terremoto, ma anche per non spendere soldi per le ricostruzioni, abbiamo un unico grande alleato: la prevenzione.
La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle del Crati 1183, Reggio e Messina 1908 (oltre 120.000 morti), Calabria meridionale 1783 (35.000 morti), Calabria centrale 1638 (10.000 morti) e 1905 (557 morti), area cosentina 1835 (circa 100 morti), 1836 (circa 600 morti), 1854 Piane Crati, 115 morti) e 1870 (circa 500 morti). In Calabria si sono concentrati oltre il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito l’intera penisola italiana dall’anno 1000 ad oggi.
Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente concentrati nel tempo e nello spazio si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. Gli sciami sismici possono esaurirsi dopo pochi giorni, o dopo mesi, o dopo anni. La maggior parte degli sciami si esauriscono gradualmente, ma in alcuni casi possono evolvere con scosse violente, come è accaduto all’Aquila nel 2009 o a Mormanno nel 2012, quando i terremoti vennero preceduti da sciami che durarono oltre un anno. La scienza nel 2019 non è in grado di capire i meccanismi evolutivi di questi sciami. Nemmeno gli scienziati giapponesi e californiani – che sono i massimi esperti al mondo di terremoti – sono in grado di prevedere l’evoluzione dei terremoti o degli sciami sismici e, quindi, l’evoluzione del movimento delle faglie. La scienza sa che, come tutte le faglie attive, anche le faglie della Calabria e si muoveranno in futuro; ma non è in grado di sapere dire quando di preciso queste faglie si muoveranno. Potranno muoversi tra un giorno o tra cento anni, o tra mille anni. È un po’ come quando un cardiologo sa che un suo paziente ha la predisposizione all’infarto: sa che prima o poi l’infarto si manifesterà ma non può sapere quando avverrà – lo scrive in una nota Carlo Tansi.
Abbiamo però un unico grande alleato per non morire di terremoto: la prevenzione. Come insegnano giapponesi e americani, ci si può difendere semplicemente costruendo case capaci di resistere ai terremoti. Un terremoto come quello di Amatrice (magnitudo 6,5) in Giappone o negli Stati Uniti di certo non avrebbe fatto alcun danno né agli edifici né, tanto meno, alle persone. Certamente un terremoto come quello di oggi (magnitudo 4.6) non avrebbero fatto neanche notizia. Qualche mese fa in California si è verificato un terremoto di magnitudo 7.1, la stessa magnitudo del terremoto che nel 1783 in Calabria centro-meridionale ha mietuto 35.000 morti per intenderci. In California non ha fatto neanche una vittima. Quindi in altre parti del mondo il rischio sismico, grazie alla tecnologia e al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni, è stato quasi completamente sconfitto. La prevenzione del rischio sismico è un tema che deve riguardare sia gli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) ed infrastrutture (strade e ferrovie), e sia edifici privati. Gli studi fatti sui terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, hanno permesso di capire che in Italia il rischio sismico dipende dalle cattive prassi costruttive che rendono eccessivamente vulnerabili le nostre abitazioni anche di fronte a terremoti di magnitudo non elevata. Molti edifici in Calabria sono vulnerabili perché non sono state rispettate le regole dell’arte del costruire.
La scienza – continua Tansi – oggi offre tutti i mezzi per costruire o adeguare le case in grado di resistere ai terremoti, anche molto forti. Oggi migliorare il comportamento delle nostre abitazioni in caso di terremoto è facilissimo: con nuovi interventi, qualsiasi costruzione esistente può essere “adeguata sismicamente“, cioè rinforzata con materiali e criteri molto innovativi. Lo Stato ogni anno stanzia attraverso il dipartimento della Protezione Civile nazionale ingenti somme da destinare proprio al miglioramento sismico degli edifici privati ma la Calabria, malgrado l’elevata sismicità, non riesce ad utilizzarle perché la Regione è stata finora sempre molto lenta ed incapace nel controllare le domande dei privati. Solo a titolo di esempio negli anni scorsi è capitato che nell’arco di un triennio a fronte di finanziamenti complessivi di circa 30 milioni di euro destinati ai privati ne siano stati utilizzati circa 500.000 euro, senza sapere poi che fine abbia fatto la parte restante, nella migliore delle ipotesi restituita al mittente a danno dei cittadini. Se sarò eletto una delle mie prime azioni di governo sarà proprio quella di formare un gruppo di esperti capaci di individuare le azioni opportune per mettere a frutto tutte le risorse economiche indirizzate ad abbattere la vulnerabilità sismica degli edifici privati. Altro strumento che lo Stato mette a disposizione per rendere più sicure le loro abitazioni, è il “sisma bonus” promulgato dopo il terremoto di Amatrice. Si tratta di una detrazione fiscale divenuta molto vantaggiosa a partire dal gennaio 2017 – fino all’ 85% – concessa sia ai privati (persone fisiche, imprenditori individuali, professionisti) che alle società per interventi “anti sismici” realizzati su immobili di tipo abitativo (anche seconda casa) o su quelli utilizzati per le attività produttive, situati nelle zone sismiche (come la Calabria). Nel mio programma di governo regionale ho indicato come, per ridurre drasticamente il rischio sismico, sia necessario applicare altre pratiche fondamentali, finora trascurate, come il tanto pubblicizzato ma mai applicato “fascicolo del fabbricato”, che consente di verificare il grado di vulnerabilità sismica e quindi di censire il livello di vulnerabilità sismica e di sicurezza di ogni edificio, pubblico e privato, mediante l’ausilio di liberi professionisti, come ingegneri, architetti, geologi, geometri. Rendendo obbligatorio il “fascicolo del fabbricato” sarà possibile ottenere un quadro complessivo su tutta la Regione del livello di sicurezza degli edifici pubblici, come le scuole in cui i nostri figli trascorrono molte ore della giornata e gli ospedali, ed anche degli edifici privati, che consenta di intervenire in modo programmato – con lo stanziamento di risorse adeguate – per l’adeguamento sismico degli edifici con una conseguente drastica riduzione del rischio da terremoto. Dovrà essere anche verificato il grado di stabilità di opere pubbliche come i ponti e i viadotti ricadenti nel territorio calabrese che, a causa della assenza di manutenzione e di mancata programmazione politica rappresentano una grave minaccia per la sicurezza pubblica. Inoltre, prevedo poi di istituire uno sportello regionale per i cittadini, con sedi dislocate nei capoluoghi di provincia, per fornire assistenza ai cittadini privati sulla prevenzione dal rischio sismico, sia in relazione ai suddetti finanziamenti a fondo perduto e sia per sfruttare al meglio gli incentivi fiscali del “sisma-bonus”.
Percorrendo – conclude Tansi – queste buone pratiche, che avevo avviato con decisione quando ero alla guida della Protezione Civile della Regione Calabria prima che le lobby di potere mi facessero fuori, la paura per il terremoto sarà solo un lontano ricordo.