Sono due volte ormai che la coalizione arancione di Tesoro Calabria subisce, suo malgrado, il rinvio del voto. Dapprima dal 14 febbraio all’11 aprile e adesso addirittura all’autunno prossimo, forse persino a metà ottobre. Quasi alla fine di questo 2021 appena iniziato, dunque. Una decisione che mortifica il diritto costituzionale dei calabresi di eleggere i propri rappresentanti alla guida dell’ente regionale. Una prerogativa sacrosanta che viene preventivamente negata malgrado non ci siano evidenze scientifiche sull’impossibilità, o comunque sull’altissimo rischio, di recarsi alle urne per l’emergenza Covid che c’è ed è prioritaria, sia chiaro, ma ribadisco senza certezze tali da impedire lo svolgersi delle elezioni anche considerato come si sia votato e si voterà a breve in molte parti d’Europa e del mondo. E invece qui da noi si permette quella che non ho esitato a chiamare una lesione della democrazia, lasciando di fatto al suo posto un presidente facente funzioni e una Giunta provvisoria, per così definirla, in carica per un anno.
Un fatto gravissimo, ma che farà comodo ai tanti beneficiari di incarichi e prebende varie grazie ai loro legami con i notabili locali. Il Governo Draghi, dunque, al cui interno ci sono tutti o quasi ha quindi dato ossigeno ai partiti e alle forze ‘tradizionali’ che qui da noi, peraltro al pari di tante grandi e importanti città italiane, sono in evidente difficoltà. Guai che in ambito calabrese hanno tutti i maggiori schieramenti, dilaniati al loro interno al punto da non riuscire a trovare un aspirante governatore. Un modo per farli riorganizzare, magari appunto come avverrà da noi dove qualche autorevole sondaggio iniziava finalmente, e a sorpresa per i parrucconi del potere regionale, a indicare lo straordinario popolo arancione, con in testa Luigi de Magistris e me insieme, in vantaggio rispetto ai competitor di centrodestra e centrosinistra.
Un dato che, l’ho premesso, deve aver spaventato, anzi forse persino atterrito parecchi vecchi arnesi della politica che sanno bene come noi daremo un colpo di spugna a tutto il malaffare da cui è stata caratterizzata una certa maniera di gestire la cosa pubblica a tutti i livelli. Mi spiace soltanto per i sacrifici non tanto nostri, ossia dei candidati, ma di attivisti e simpatizzanti i quali per addirittura due volte hanno fatto un lavoraccio per raccogliere quasi 21mila firme indispensabili ai fini della presentazione delle liste. Un impegno, però, solo apparentemente vano, perché il nostro progetto non si ferma anzi viene incentivato e sia io che Luigi già da lunedì saremo di nuovo in giro per conoscere, dovendo poi far di tutto per risolverle dai ‘piani alti’ della Cittadella, le criticità della terra che amiamo