Di Carlo Tansi.
A proposito del terremoto di oggi di Caraffa di Catanzaro, per l’ennesima volta mi ritrovo a vivere l’estenuante “deja vu”, continuando a constatare, con grande amarezza, come dalle nostre parti si continui a fare una pessima informazione sul rischio sismico, spostando – ad arte – l’attenzione verso improbabili previsioni, e distogliendo l’opinione pubblica dal problema reale: il controllo della qualità di edifici spesso realizzati abusivamente o costruiti alla luce di progetti che non sono stati mai oggetto di controllo da parte di nessuna autorità. Il risultato è che molti edifici calabresi sono costruiti con cemento depotenziato” o con quantità di ferro inadeguate. Edifici come questi – spesso realizzati da ditte in odore di ndrangheta – difficilmente potranno resistere a terremoti anche non particolarmente violenti.
Eppure difendersi dai terremoti è facilissimo: come insegnano giapponesi e americani, non è il terremoto che uccide ma sono le case che crollano.
Qui nel seguito cercherò di spiegare perché viviamo in un territorio sismico e come si può fare per non morire di terremoto attraverso una semplice intervista.
- Cos’è un terremoto in termini scientifici?
Un terremoto è un scuotimento del terreno dovuto alla rottura della crosta terrestre che avviene lungo profonde fratture d’origine tettonica, chiamate “faglie”.
- Perché la Calabria è un’area ad alto rischio sismico?
Secondo la “Teoria della tettonica a placche, i continenti non sono fermi ma si muovono e costituiscono un insieme di placche rigide che “galleggiano” su un orizzonte plastico. I continenti possono avvicinarsi o allontanarsi reciprocamente. Lungo i limiti di contatto tra i continenti le rocce si rompono. Come accennato, le rotture avvengono lungo fratture chiamate faglie, lunghe da qualche decina a qualche centinaio di chilometri e profonde generalmente dai 10 ai 50 km. La Calabria è collocata esattamente lungo la zona di contatto tra l’Europa e l’Africa che si stanno avvicinando velocità media di circa 7 millimetri/anno: in altre parole la Calabria è “schiacciata” dalla grande morsa costituita dalla placca africana a sud e dalla placca europea (fig. 1).
Le rocce calabresi, compresse in questa morsa, si rompono lungo tante faglie (fig. 2) che pervadono la regione.
Ogni volta che una roccia si rompe si producono i terremoti. Queste condizioni hanno reso la Calabria una delle zone al mondo più esposte ai rischi naturali: i terremoti hanno mietuto quasi 200.000 vittime negli ultimi 250 anni (!) e hanno precluso lo sviluppo socio-economico, rappresentando una delle principali cause d’emigrazione. Da qui l’atavico appellativo dato alla Calabria di “terra ballerina”. La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa dalla Valle del Crati, passa per lo Stretto di Messina e termina in Sicilia orientale (TORTORICI, MONACO, TANSI & COCINA, 1995). Queste faglie rappresentano settori ad elevato rischio sismico ed hanno originato la quasi totalità dei terremoti catastrofici che hanno colpito la Calabria in epoca storica: il terremoto della Valle del Crati del 1183, il terremoto di Reggio e Messina del 1908, la crisi sismica della Calabria meridionale del 1783, terremoti della Calabria centrale del 1638 e del 1905, i terremoti del cosentino del 1835, 1854 e 1870. In Calabria si è concentrato circa il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito in epoca storica l’intera penisola italiana.
- Tutta la Calabria è ad alto rischio sismico, ma c’è una netta differenza tra quella centro – settentrionale e quella centro – meridionale. Ci spiega qual è?
La differenza – in termini di energia sismica – tra la Calabria centro-settentrionale e quella centro-meridionale è da ricercarsi nelle fonti storiche relative all’intensità dei terremoti che si sono verificati in varie epoche, forniti dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e riferiti ad un intervallo temporale dal 451 a. C. ad oggi (fig. 3), in base ai quali è possibile dedurre che i terremoti storici che hanno colpito la Calabria settentrionale hanno generato molte meno vittime di quelli che hanno colpito la Calabria meridionale: qualche centinaio di vittime contro oltre duecentomila vittime (circa 120.000 per il solo terremoto di Reggio-Messina del 1908). La differenza dipende dal fatto che le faglie della Calabria meridionale (fig. 3) sono più lunghe di quelle della Calabria settentrionale e quindi possono generare terremoti molto più catastrofici. Insomma la Calabria è terra “ballerina” ma non “balla” tutta nello stesso modo.
- Che spiegazione si può dare all’evento sismico di oggi (7 ottobre 2019) a Caraffa di Catanzaro?
Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente diffusi si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. La faglia che si è mossa è quella che si sviluppa tra Catanzaro e Lamezia Terme, e in fig.4 è definita “faglia Catanzaro-Lamezia” . Nonostante la magnitudo significativa (M=4.0), la scossa non ha fatto danni perchè ha avuto ipocentro non particolarmente superficiale (27 km) e, per questo la violenza del terremoto è stata attenuata dalla non trascurabile distanza percorsa dalle onde sismiche che hanno dissipato la loro energia. La profondità dell’ipocentro è un parametro fondamentale per capire quanto un terremoto possa essere distruttivo: più la scossa è profonda, più le onde sismiche devono “camminare” per arrivare in superficie, e dovendo fare un percorso maggiore dissipano la loro energia, diventando meno distruttive. Inoltre più profondo è il terremoto, più ampia è l’area in cui viene avvertito. Il cosiddetto “cono sismico” si allarga quanto più è profondo il sisma.